Libertà

24 NOVEMBRE 2020

Oggi, dopo esattamente 17 giorni chiuso in casa per via di una lunga quarantena legata al covid, sono finalmente uscito di casa. Non era mia intenzione scrivere un articolo su questo argomento, ma sarebbe bello mettere nero su bianco le emozioni che ho provato nel riavere la "libertà".

Sono un ragazzo che normalmente sta pochissimo a casa. Sono sempre in giro, agenda piena di impegni. Corro, anzi, pedalo, da una parte all'altra della città, senza sosta. Il covid mi ha costretto, invece, a prendermi una pausa. Fermarmi è stato difficile, anche se durante queste settimane ho voluto dedicarmi quasi esclusivamente alla produzione di cose belle, come questo sito. Ma, in realtà, ciò che voglio scrivere oggi non è con che spirito ho affrontato la quarantena, piuttosto cosa ho provato a tornare ad essere cittadino del "mondo normale".

Sono uscito di casa verso le 17.30, a piedi, per andare a recuperare la mia bicicletta dal meccanico. Era tanto tempo che non camminavo per le strade della città e, sapendo che difficilmente mi capiterà di nuovo, ho voluto godermi questa passeggiata. Di solito marcio a passo spedito, spesso senza rendermene conto. Oggi la mia camminata è stata ugualmente veloce, ma, rispetto al solito, consapevole. Ho pensato che non fosse il caso chiudermi nel mio guscio fatto di musica a palla nelle cuffiette (ascolto principalmente Vasco) o di qualche chiamata ad amici per passare il tempo mentre raggiungo la mia meta. Solitamente faccio così, telefono a qualcuno per evitare che i minuti che impiego nei miei spostamenti siano sprecati. Invece oggi è stato l'opposto. 

Come dicevo prima c'erano tutti i fattori grazie ai quali l'uscire a piedi sarebbe stato un vero e proprio godimento. Infatti in questo periodo alle 17.30 il sole è già tramontato, ma verso la Francia i colori del tramonto sono ancora nitidi. E' uno spettacolo che faccio fatica a non apprezzare. Inoltre il profumo della strada era stupendo, esattamente come l'avevo lasciato. Questo aroma però non è uguale per tutte le vie, ogni angolo di città porta con sé i propri odori che lo contraddistinguono. Non so voi, ma io sono particolarmente legato ad alcune vie di Sanremo. Forse perché sono quelle che percorro con più frequenza, ma col passare del tempo è come se le sentissi mie. Oggi, visto che avevo "tempo da perdere", il mio itinerario ha toccato ognuna di queste stradine. Carruggi, piazzette e vie più affollate. E' stupendo pensare che oltre ad essere "mie" queste strade sono vissute da altre persone, che magari neanche conosco. E' un po' come condividere una parte di te.

La mia destinazione, come scrivevo prima, era il meccanico di biciclette. Avevo fatto portare ad aggiustare la mia Wilier Triestina da Gek, dal momento che era un po' ammaccata in seguito ad una delle mie solite cadute, e necessitava di qualche lavoretto. Gek è un mio caro amico e sa quanto io non possa fare a meno della mia bici per girare in città, quindi, quando sono entrato in quarantena, sapendo che non potevo farlo di persona e che la cosa mi avrebbe fatto piacere, si è offerto di portare la bici dal meccanico. Quando mi sono trovato nuovamente di fronte alla mia bici dopo 2 settimane senza vederla mi sono quasi commosso. Non sto scherzando, l'emozione era forte. E' paragonabile a quando non vedi il tuo migliore amico per un sacco di  tempo e poi lo incontri. La prima cosa che fai è abbracciarlo, e così ho fatto anche io con la mia migliore amica. 

In realtà l'abbraccio è metaforico, perché sapevo che non potevo farlo di fronte al meccanico, quindi ho deciso di trasmettere alla Willier tutta la felicità che avevo in cuore nel rivederla collaudandola con un giretto. Subito mi sono accorto che mi ero quasi dimenticato come si andasse in bicicletta. Ho attraversato la strada e mi sono diretto sulla ciclabile (che fortuna che abbiamo noi sanremesi ad avere una pista ciclabile così bella!). Pedalata dopo pedalata l'emozione di essere di nuovo sul sellino della mia Wiki (il nome che ho dato alla bicicletta il giorno che l'ho comprata) cresceva a dismisura. La cosa preoccupante è che ad un certo punto mi sono messo ad urlare: "Che bello! Che bello! Che bello andare in bici!". In quel momento probabilmente non ero in grado di intendere e di volere. Era, appunto, tutto troppo bello.  Allora ho deciso di condividere la mia felicità con due amici: Gek e Roggi. Il primo che ho chiamato è stato Gek, anche per ringraziarlo del regalo che mi aveva fatto nel portare la bici dal meccanico giorni prima, facendo in modo che alla mia uscita di quarantena sarebbe stata pronta all'utilizzo. Dopo una lunga chiaccherata (amo fare lunghe chiaccherate con Gek al telefono), ovviamente sempre in bici (non sono mai sceso dal sellino), ho chiamato Roggi. Dovete sapere che Roggi fa parte del team chiamato "I Ciclisti cavalli" con il quale organizziamo quasi ogni weekend dei giri spezza gambe in bicicletta. Roggi è un appassionato di ciclismo, esattamente come me, Gek ed Andre (l'altro membro del team), ma Roggi è soprattutto il motivatore numero 1. Quando facciamo i giri in bici Roggi è il primo a spronarmi, ripete sempre che il ciclismo è uno sport di merda, e in parte condivido questo suo pensiero. 

Tornando a noi, ho chiamato Roggi. Squilla il telefono... Risponde. Non gli do neanche il tempo di dire "Pronto, ciao Filo", che inizio ad urlare: "Tu non puoi capire! Roggi, tu non puoi capire!". Ovviamente Roggi... non capisce. Nel senso che non comprende il motivo di così tanto entusiasmo. "Sono di nuovo in bici, è una sensazione bellissima!". Roggi, che in qualche modo riconosce nella mia euforia il frutto del suo lungo lavoro di motivazione durato mesi e mesi risponde: "Così ti voglio Filo! Devi amarla la bicicletta!". 

Ecco, in quel momento non solo amavo la mia Wiki, ma amavo anche i miei amici che stavano condividendo con me quella pazza gioia. Credo che le emozioni provate in quell'ora spesa a pedalare avanti e indietro per Sanremo cantando la canzone "La mia moto" di Jovanotti, cambiando il testo con "La mia bici", fossero amplificate per via della spensieratezza post quarantena, ma poco importa. Sembravo uno scemo, ma in realtà ero veramente felice.

Detto ciò è stato stupendo vivere una cosa così semplice, andare in bicicletta, con un carico di emozioni così grande. In realtà mi è servito un articolo intero, e neanche troppo breve, per descrivere cosa ho provato oggi pomeriggio, ma penso che il tutto può essere riassunto in una sola parola: LIBERTA'!

Vi voglio lasciare con una canzone che dovete assolutamente andare ad ascoltarvi e che, in qualche modo, può spiegare ciò che ho vissuto in questa piccola parentesi di... Libertà

1. I soliti - Vasco Rossi

Noi siamo liberi, liberi,
Liberi di volare
Siamo liberi, liberi,
Liberi di sbagliare
Siamo liberi, liberi,
Liberi di sognare
Siamo liberi,
Liberi di ricominciare


Filippo


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