Linea 30
1 FEBBRAIO 2021
In queste settimane sono stato un po' inattivo. Scusate. Ho preferito cercare di assaporare ciò che succede in me piuttosto che scrivere i miei pensieri su tutto quello che sta accadendo nelle nostre vite e nel mondo. Sicuramente questa è un'epoca di grandi cambiamenti e di scelte che ricadranno poi sulle generazioni future, tra le quali la mia. Uno dei modi per tornare a guardarmi dentro in maniera consapevole ed accurata è stato farmi "contagiare" nel profondo da libri, video, conferenze e, soprattutto, dalla musica. Dovete sapere che negli ultimi giorni ho vissuto un'altra quarantena che mi ha costretto a casa. Come riuscire a stare all'altezza delle domande e dei bisogni del mio cuore? Non potevo di certo creare un altro sito internet, l'avevo già fatto. Perciò ho deciso di stare in compagnia di persone grandi dalle quali si può imparare tanto. Sembra una cosa banale, ma molto spesso si impara più nel seguire l'esempio di qualcuno piuttosto che farsi trascinare dalla corrente impetuosa delle "cose del mondo". Questo atteggiamento porta solo alla deriva e per contrastarlo ho deciso di essere desto.
Arrivando al punto della questione, vi voglio raccontare del fatto che, negli ultimi tempi, ho iniziato a fare un esperimento con alcuni amici. Abbiamo deciso di scrivere sul nostro gruppo WA ogni giorno una cosa bella che ci capita, che ci rapisce o che ci emoziona, in modo da condividere e convivere in un contesto di bellezza. In me ciò ha provocato da subito una curiosità lancinante. Ogni cosa che ho visto, ascoltato o letto l'ho gustata fino in fondo, per poi riportarla nella maniera migliore ai miei amici, che hanno fatto lo stesso con me. Perciò oggi sono qua, non solo per testimoniare questa novità semplice quanto sbalorditiva, e neanche per dirvi che, nonostante in questi tempi ci sia un'evidente mancanza di stimoli, è possibile vivere pienamente, ma per condividere qualcosa di (molto) bello anche con voi. Mi sta tanto a cuore questo sito e, soprattutto, ogni persona che si ferma a riflettere grazie a questi nostri contributi. Perciò è mia intenzione oggi regalarvi un'emozione. Fate conto che quello che state per leggere sia un regalo personale a ciascuno di voi.
Quella che segue è una canzone, o meglio, una poesia messa in musica. Si chiama "Linea 30" ed è stata scritta da Alberto Guidetti. Alberto, per i fan "Bebo", è un ragazzo di Bologna che, insieme ad altri due amici, Lodo ed Albi, nel 2009 ha fondato una delle storie più belle con le quali sia mai entrato in contatto: Lo Stato Sociale. Ho definito Lo Stato Sociale come una "storia" perché è proprio così. Questa non è una semplice band, o perlomeno per me non lo è. Per me Lo Stato Sociale significa il mio primo concerto, le mie prime parolacce, ma anche le mie prime emozioni grazie alla musica. E non avrei parlato su questo sito de Lo Stato Sociale se non fossi convinto che questa è una storia vera, perché su questo sito ci sono SOLO storie vere. Potrei scrivere pagine e pagine sulla banda, ma vi ubriacherei di parole che forse non capireste neanche fino in fondo. La storia vera di oggi è quella della Linea 30. Alberto nella sua canzone parla di cosa successe a Bologna il 2 agosto del 1980. Il 2 agosto è la storia di una bomba, di una città colpita, di tanti lavoratori, viaggiatori, cittadini che, ad un tratto, vengono sconvolti da ciò che mai si sarebbe potuto pensare. "Una bomba in stazione il 2 di agosto. Chi ci avrebbe mai pensato? Chi è stato?". Bologna in quel frangente storico era una città viva, frizzante. Ed è proprio a Bologna che stavano iniziando a nascere dei movimenti di protesta o, comunque, alternativi a quel terrorismo nero che tanto spaventava l'Italia. Si dice che è per questo che si è voluto colpire il centro dell'Emilia, per evitare che potesse nascere una "rivoluzione consapevole" condivisa dal nord e dal sud Italia. Infatti Lucio Dalla diceva che Bologna ha, da sempre, fatto nascere tanti artisti, attori e cantanti perché si trova in una posizione di centralità geografica e culturale. In questo modo gli artisti bolognesi cercano di attirare chi, viaggiando, si ferma a Bologna. E' un atteggiamento intrinseco di chi vive a lì: accogliere nel modo migliore possibile coloro che si trovano all'ombra delle torri e dei portici.
Comunque non sono in grado di parlarvi dell'unicità di Bologna e, soprattutto, della bellezza di chi vive in questa straordinaria città. Posso solo dire che le volte che ci sono stato sono sempre rimasto colpito dagli sguardi intensi e frizzanti di chi la popola. Questi sguardi raccontano una tradizione di donne e uomini forti che vivono in una città che brulica di qualcosa di diverso, di nuovo e, appunto, di rivoluzionario. Questo atteggiamento lo si nota benissimo nel nuovo film de Lo Stato Sociale "La piazza della mia città-Bologna e Lo Stato Sociale", che vi consiglio vivamente di guardare per appurare ciò che ho scritto fino ad ora.
Detto questo è arrivato il momento di goderci insieme il testo di "Linea 30" ma, soprattutto, di guardare il video del concerto del Paladozza dove Bebo canta la sua canzone con il papà, testimone della strage del 2 agosto '80. Non ho più nulla da dirvi se non di stare sempre attenti a ciò che succede intorno a voi, di continuare ad essere curiosi e di saper custodire le cose belle che capitano nella vita di ognuno. Solo così sarà possibile evitare di trascorrere delle giornate monotone e senza senso, iniziando a far parte di questa rivoluzione consapevole della quale Bologna è da sempre capitale.
Il turno chiamato corta e quello più estremo della cortissima sono due turni molto adatti a chi, come il babbo, preferisce alzarsi presto, lavorare e staccare presto.
Dice che così ha la giornata libera anche se, poi, alle 10 di sera si addormenta.
L'Azienda, chiamata così senza mai davvero nominarla, è uno di quei posti dove lavorare è quasi un piacere.
Sicuramente quasi un titolo per gente che, sicuramente di titoli non ne ha.
Durante tutti gli anni '70 i dipendenti dei servizi dei trasporti pubblici bolognesi sono stati vestiti con uno stile invidiabile: camicie azzurre, pantaloni a zampa, mocassini e libertà di barba, baffi e capelli, tipo George Harrison e Gianni Rivera.
Il babbo di storie sulla guida te ne potrebbe raccontare per ore.
Per 30 anni ha portato a spasso l'unità più varia con il solo obbiettivo di finire il turno puntuale; perché se sei puntuale finisci il turno in orario.
L'Azienda era una roba fresca, giovane.
Gli autisti avevano fatto un bel ricambio e non c'erano più quelli del tramvai, malgrado le rotaie di via Rizzoli ti facciano ricordare di un'urbanistica di tempi andati.
La linea 30 tagliava Bologna in direzione Nord-Sud,
da San Michele in Bosco alla Bolognina.
Portava in centro gli impiegati degli uffici e gli operai della Casaralta alla Casaralta.
E non è un caso che la squadra del quartiere si chiamasse Bo.CA con il puntino fra Bo e Ca.
Lo leggi come Bocajuniors, ma in realtà significa Bolognina-Casaralta.
Un giorno in via Marconi il babbo fa fermata,
dalla porta anteriore si affaccia uno tutto di corsa e chiede: "Questo va in stazione?"
Scoprì poi di aver imbarcato un giornalista dell'odiatissimo Resto del Carlino.
Il babbo è sempre stato uno di molte parole e buoni sentimenti, ma con una freddezza che in molti punti della mia vita ho scambiato per menefreghismo.
Anche quel giorno aveva il solito obbiettivo di staccare il turno in orario, andare a prendere mio fratello all'asilo e ritornare a casa da mia mamma.
Il 2 Agosto 1980 la Linea 30, come al solito, scendeva da via Marconi verso Piazza dei Martiri, dritto in via Amendola e poi a destra, davanti alla stazione dei treni.
Sembra distantissimo, ma se la fai a piedi in 5 minuti sei arrivato.
Il tipo di corsa dice:
"È scoppiata una bomba."
Uno,
due,
tre,
10, 20,
50, 76 alla prima conta,
85 al definitivo.
Centinaia i feriti.
Eppure la Linea 30 alle 10 e mezza passò per viale Pietramellara non sospettando nulla del genere.
La stazione dei treni non era più una stazione dei treni.
Era una cosa, una roba senza senso o forma.
Polvere e macerie, gente ferita e grida.
Le ambulanze per prime, la polizia.
Una bomba in stazione il 2 di agosto.
Chi ci avrebbe mai pensato?
Chi è stato?
Mambro e Fioravanti, la P2, sicuramente lo Stato lo sa.
Non lo sanno gli autisti degli autobus tra cui il babbo.
Non lo sanno gli autisti dei taxi,
i dipendenti della ferrovia, i lavoratori della CIGAR,
chi passava per caso, chi andava via, tornava,
se ne stava nella sala d'aspetto della seconda classe.
Non lo so io, nato nel 1985.
Non lo sai tu.
Non lo sanno i vigili del fuoco, i medici.
Non lo sa ancora nemmeno l'autobus 37 con Agide Melloni che per 16 ore prestò servizio come soccorritore.
La linea 30 oggi passa ancora dalla stazione dei treni di Bologna.
Fa ancora quel percorso.
In verità, chiunque passi dalla stazione fa ancora quel percorso.
(Io in stazione a Bologna ci sono già stato, quel percorso l'ho fatto, ancora)
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